La cooperazione Sud-Sud offre numerosi vantaggi ai paesi in via di sviluppo. Tuttavia, non è ancora in grado di sostituire la cooperazione Nord-Sud, che continua a soddisfare una buona parte delle esigenze dei paesi africani.
Storia della Cooperazione Sud-Sud
Questa forma di cooperazione ha alcuni limiti. È per questo che sono nati gli scambi tra i paesi del Sud. Questi avvengono a vari livelli: politico, economico, sociale, culturale, ambientale e tecnico. Secondo l’ONU, si tratta di
“uno strumento utilizzato dagli Stati, dalle organizzazioni internazionali, dagli accademici, dalla società civile e dal settore privato per collaborare e condividere conoscenze, competenze e iniziative di successo in settori specifici come lo sviluppo agricolo, i diritti umani, l’urbanizzazione, la salute, il cambiamento climatico, ecc.”.
La cooperazione Sud-Sud ha avuto origine negli anni ’60 e ’70. In quel periodo, il mondo era segnato dalla Guerra Fredda e i paesi in via di sviluppo cercavano di progredire. Tra questi paesi, iniziò una cooperazione tecnica. Per formalizzare questi scambi, 138 Stati membri delle Nazioni Unite si riunirono a Buenos Aires il 18 settembre 1978. Al termine dell’incontro, adottarono il Piano d’Azione di Buenos Aires per promuovere e attuare la cooperazione tecnica tra paesi in via di sviluppo (PABA).
Questo piano definisce un sistema di collaborazione tra i paesi meno avanzati. Inoltre, stabilisce un quadro giuridico e meccanismi di finanziamento a livello nazionale, regionale, interregionale e globale.
Vantaggi di Questo Modello di Cooperazione
L’implementazione della cooperazione Sud-Sud è stata un successo, secondo le Nazioni Unite. Questo modello ha permesso lo scambio di conoscenze e competenze attraverso programmi e iniziative. Un esempio è la cooperazione tra il Camerun e il Ciad nel settore bovino. Un altro esempio riguarda i numerosi partenariati tra i paesi dell’Africa centrale e quelli di altre sotto-regioni africane.
Questo modello non si limita ai paesi africani. Si estende anche ad altre regioni. Il gruppo BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) ne è un esempio. Questo gruppo investe in Africa portando, oltre alla sua esperienza, capitali e competenze in vari settori.
Nonostante queste iniziative, la cooperazione Sud-Sud non ha ancora l’impatto della cooperazione Nord-Sud. Secondo Ghislaine Djapouop, associata di PWC nella Repubblica Democratica del Congo, i paesi africani devono pianificare meglio e dare priorità alle loro esigenze. Solo così potranno raggiungere lo sviluppo attraverso la cooperazione Sud-Sud.
I paesi del Nord, se vogliono continuare a beneficiare del partenariato con i paesi africani, devono rivedere alcuni principi. Dovrebbero orientare meglio i loro aiuti per ottenere un reale impatto socio-economico. Inoltre, devono assicurarsi che i partenariati siano equi.
Di: Joseph Julien Ondoua Owona